Archivi categoria: Aforismi

Del martirio politico

99b4370b4953d7a06ff2284a8df1dbd3Del martirio politico. – Ogni fazione, ogni partito ha i suoi martiri. Ma tutti questi martiri sono colmi fino alla gola, intrisi di menzogne; essi muoiono colorando d’assoluto e d’eternità una cosa limitata e fugace; non si sacrificano che a degli idoli. Quale nullità nella loro testimonianza! Il solo modo valido di martirio politico sarebbe invece quello di morire nella coscienza della relatività e dell’impurità di tutte le cose del mondo, di morire, non per ciò che falsamente viene identificato col bene supremo, ma per ciò che lealmente si considera come un male minore, di morire senza illusioni sulla causa per la quale si muore.
Un martirio lucido: è possibile? Sì, a condizione che nella partita ci sia anche il vero Dio. Solo la presenza nel suo intimo del bene assoluto può dare all’uomo la forza di morire per il male minore conosciuto come tale e di realizzare l’unione, impossibile sul piano terrestre, della chiaroveggenza e del sacrificio. Al di fuori di questo, non c’è che la scelta tra lo scetticismo che crea i vili e la menzogna che crea gli pseudo-martiri.

(Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, trad. it. SEI, Torino 1971, p. 40)

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Il martirio dell’imparzialità

guelfi-e-ghibellini11Guelfo contro ghibellini, ghibellino contro guelfi. L’imparzialità ha i suoi martiri. Nei conflitti più impuri – travestiti da guerre sante – chi si rifiuta di prendere partito per l’una o l’altra branca della tenaglia sarà stritolato dall’una e dall’altra…

(Gustave Thibon, Il velo e la maschera, in L’ignoranza stellata -Il tempo perduto, l’eternità ritrovata. Aforismi sapienziali per un ritorno al reale, a cura di Antonella Fasoli, D’Ettoris Editori, 2019, p. 380)

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Privilegio divino dei disarmati

tumblr_ouyy54icda1vfb6glo1_500Tenerezza e pietà soprannaturali per l’innocenza esposta alla durata e alle sozzure del mondo. Privilegio divino dei bambini, dei poveri, dei malati, dei vecchi – di tutti gli esseri disarmati di suscitare quell’attenzione divorante, sorella della preghiera. Non si può che pregare dinanzi a ciò che si è impotenti a proteggere. «Dirsi che anche i nostri nemici sono mortali» (Valéry). – Ma perché bisogna che l’apprendistato della vita, con la sua durezza, le sue abilità, le sue ipocrisie, consista in larga parte nell’introdurre nell’anima delle miscele impure che diminuiscono questa fragilità dell’innocenza? – Maturare, diventare uomo, è altro che conformarsi alla massima: meglio fare invidia che pietà, cioè irritare l’io degli altri invece di intenerire la loro anima?

(Gustave Thibon, Il velo e la maschera, in L’ignoranza stellata – Il tempo perduto, l’eternità ritrovata. Aforismi sapienziali per un ritorno al reale, a cura di Antonella Fasoli, D’Ettoris Editori, 2019, pp. 384-385)

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La guerra, fuga da Dio

soldiers-7031831__340I conflitti che devastano l’umanità presi in sé non meritano di catturare la nostra attenzione e il nostro dolore. Essi non sono che la maschera – una maschera da squarciare – di un’altra scissione, la sola che sia reale e che abbia importanza: la fuga da Dio e dall’attrazione del suo amore. Il guaio non sta nel fatto che due menzogne si strazino a vicenda, ma che lottino sopra il corpo di una verità assassinata. I gesti con cui due idoli si offendono reciprocamente mi toccano assai poco: a spaventarmi è il fatto che compiano entrambi un identico gesto di offesa a Dio! La tragedia non sta nella lotta dei frammenti tra di loro, sta nell’unità disgregata. Quando due idoli si battono, Dio è tra di loro a sanguinare per ogni colpo! Quando vedo due fratelli snaturati che si fanno la guerra, la mia tristezza non si arresta a quei miserabili, essa risale verso il Padre comune che hanno dovuto rinnegare prima di battersi.

(Gustave Thibon, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, trad. it. Fede & Cultura, Verona 2021, p. 100)

Vanità della guerra. – Tu odi tuo fratello e sguaini la spada contro di lui. Ma non sai di essere uno solo col tuo fratello? Colpendolo, tu tagli prima di tutto l’arteria che ti unisce a lui e che vi nutrisce entrambi. Tu uccidi Dio tra di voi. E l’emorragia è comune: la vittima si vuota del suo sangue e l’assassino della sua anima.

(Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, trad. it. SEI, Torino 1971, p. 69)

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Il peccato di dare male

605px-pieter_brueghel_de_jonge_-_parels_voor_de_zwijnen«Nolite mittere margaritas ante porcos». – Ed ecco che il mio grande peccato contro lo spirito – questa così spregevole modestia, questo bisogno di comunione senza preoccuparmi dell’altezza, coi quali ho profanato i doni più puri di Dio condividendoli con tanti esseri superficiali e mediocri – mi appare finalmente in una sorta di angoscia nauseante. Tante ore prostituite, tanti tesori scialacquati, tutto il segreto della mia anima – questo povero granello di senape che ho gettato nella polvere o nel fango della strada invece di lasciarlo germinare nella mia solitudine o seminarlo su terreno vergine: evocando tanto tradimento, i rimorsi mi soffocano. Ho commesso il peccato, e merito il castigo del cattivo ricco – non quello che tiene tutto per sé, ma quello che dilapida al vento i suoi tesori. Perché chi dà male è altrettanto colpevole di chi non dà niente.

(Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, trad. it. SEI, Torino 1971, pp. 39-40)

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Salvare le cose della terra

img_2850A nome del cielo, salviamo le cose della terra! Tale è il senso del nostro realismo (del nostro materialismo, se vogliamo). Non sono le cose di quaggiù in sé che difendiamo: ciò che vogliamo salvare difendendole, è il basamento, l’arco e il pilastro della realtà suprema. – Queste povere cose non sono tutto, ma supportano tutto, cominciano tutto… Cosa potrà intuire del cielo l’uomo artificiale, esaurito, viziato da un cattivo clima terrestre? (C. V)

(Gustave Thibon, Aux ailes de la lettre. Pensées inédites 1932-1982, Editions du Rocher, Paris 2006, pp. 336-337; traduzione di Antonella Fasoli)

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Aborto dell’amore

ite_missaAborto dell’amore. – Dà più soddisfazione mangiare che assimilare, perché l’assimilazione è un fenomeno oscuro ed insensibile. Così, l’individuo attaccato al solo piacere di mangiare (il che, nell’ordine psicologico, equivale alla ricerca incessante del nuovo ed all’ubriacatura della conquista) si preoccupa più di scegliere i manicaretti che di assicurarsi una tranquilla digestione. La nostra sete di «sensazioni» è tale che preferiamo ciò che solletica esteriormente il palato a ciò che passa nel sangue e s’incorpora oscuramente alla nostra sostanza.

(Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, trad. it. SEI, Torino 1971, p. 39)

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Non confondere Dio con le sue vie

120sentiero20degli20deiDio può entrare nell’uomo solo facendosi piccolo piccolo, tanto la porta è bassa – ed anche travestendosi, presentandosi sotto falsi nomi, tanto la sua vera natura è incomprensibile e indesiderabile all’uomo fatto di carne e di orgoglio. Ma, una volta entrato, riprende la sua vera statura e il suo vero nome, e fa esplodere i nostri limiti e il nostro io. Anche per lui il fine giustifica i mezzi! Così si spiega, nella pratica religiosa, la necessità di queste riduzioni del divino all’umano e di tante mezze-bugie che sono come il rivestimento farmaceutico delle più alte verità.
Morale: non confondere mai Dio con le sue vie d’accesso. Dio, come gli uomini ha la sua via stretta: quella che deve prendere per entrare in noi. Facciamogli credito: come il grano che cresce in un terreno sassoso e le cui radici e il cui stelo sposano subito la forma degli ostacoli che incontrano, farà ben presto esplodere, accrescendola, tutta la nostra miserabile natura, comprese le vie strette attraverso le quali è entrato.

(Gustave Thibon, L’ignoranza stellata -“Il tempo perduto, l’eternità ritrovata. Aforismi sapienziali per un ritorno al reale, a cura di Antonella Fasoli, D’Ettoris Editori, 2019, p. 203)

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Spirito e corpo non sporcano la luce

luceConsentire con tutta l’anima alla solidarietà dell’ombra e della luce. Non negare il bene a causa del male, non maledire il male a causa del bene. La nostra luce e la nostra ombra rendono egualmente testimonianza al sole: l’una è la prova che il sole ci illumina, l’altra che noi non siamo il sole.
E qui sta il senso del relativo. Non ci sono, quaggiù, né beni né mali assoluti: tutto è un insieme di luce e d’ombra. Ma questo senso del relativo presuppone l’intuizione e l’amore dell’assoluto: bisogna piazzarsi nella prospettiva del sole per poter concepire la proporzione e le affinità della luce e dell’ombra. Colui che giudica dal basso ha bisogno di idoli positivi o negativi: è invincibilmente trascinato a confondere i corpi illuminati con la luce perfetta e l’ombra con la tenebra assoluta.
Tutto si riassume in una parola: trasparenza. La materia trasparente non proietta ombra: è perfettamente docile al sole. L’anima pura non proietta il male: è perfettamente docile a Dio. L’una nell’ordine corporale e l’altra nell’ordine spirituale realizzano la perfezione di non respingere, di non sporcare la luce.

(Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, trad. it. SEI, Torino 1971, pp. 36-37)

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Mistero della dipendenza

Jesus with a jug of water«Dio si è umiliato fino alla Chiesa» (Newman). Mistero della dipendenza – mondo rovesciato dove l’inferiore tiene al guinzaglio il superiore e tira a volte il guinzaglio fino a soffocarlo. Allo stesso modo l’anima è incatenata al corpo, lo spirito alle potenze e Dio alla Chiesa. Dio soprattutto che si è legato le mani e chiuso la bocca: è senza forza e senza voce nelle mani dei preti; l’abuso che si può fare di lui è infinito come lui. È l’eterna tentazione dei nobili del palazzo reale di destituire i re fannulloni – e Dio è, in apparenza, il più pigro dei monarchi poiché non agisce che attraverso le cause seconde.
Ma perché si abusa così di Dio? Chiariamo la questione attraverso il suo contrario. All’abuso si oppone il buon uso. Ora quali sono gli esseri e le cose di cui si è soliti prendersi cura? In primo luogo quelli che rischiano di essere esauriti dai nostri abusi: così ci si prende cura della salute, della propria fortuna, del proprio prestigio sociale, ecc. In secondo luogo di quelli che sono capaci di ribellarsi contro l’abuso: così i capitalisti hanno iniziato ad avere riguardo della classe operaia quando si è messa a mostrare i denti.
Conclusione: noi rispettiamo tutto ciò che, per defezione o per contraccolpo, è suscettibile di nuocerci in questo mondo e in un lasso di tempo relativamente ravvicinato e prevedibile. Ma queste due motivazioni non valgono per Dio la cui ricchezza inesauribile scorre sempre e la cui pazienza silenziosa non protesta mai.

(Gustave Thibon, L’ignoranza stellata -“Il tempo perduto, l’eternità ritrovata. Aforismi sapienziali per un ritorno al reale, a cura di Antonella Fasoli, D’Ettoris Editori, 2019, pp. 318-319)

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