Vita

Gustave Thibon, filosofo e poeta francese, nasce il 2 settembre 1903 a Saint-Marcel-d’Ardèche, un piccolo borgo agricolo del Basso Vivarese. È il figlio unico di una famiglia di notabili residente nel villaggio da diversi secoli ma solo da poche generazioni ritornata alla cura della terra e alla coltivazione delle vigne.
Frequenta la scuola comunale, che abbandona nel 1916, a tredici anni, quando il padre viene chiamato alle armi. Tocca dunque a Gustave dedicarsi al lavoro nei campi.
Indifferente ai temi religiosi, trascorre un’adolescenza agnostica. A ventitré anni è assalito da una veemente passione per la conoscenza. Con impeto febbrile si getta nello studio delle lingue, impara da solo il latino, il greco e il tedesco. Affronta testi di filosofia e teologia, si cimenta anche nella matematica e nella biologia.
Dopo una giovinezza errabonda che lo porta in Gran Bretagna, in Italia e nell’Africa del Nord, Thibon si riconcilia con la fede cattolica grazie alla lettura di Léon Bloy (1846 – 1917), all’incontro con Madre Marie-Thérèse du Sacré-Coeur, priora del Carmelo di Avignone, e con Jacques Maritain (1882 – 1973), cui deve la scoperta dell’opera di San Tommaso d’Aquino. Maritain lo incoraggia a scrivere e la sua amicizia (interrotta in seguito a divergenze di giudizio su Charles Maurras e l’Action française) gli permetterà di pubblicare i primi articoli sulla Revue Thomiste.
Nel 1938 sposa Paulette Gleize, da cui ha una figlia, Marie-Thérèse. Paulette, purtroppo, non sopravvive al parto. L’anno successivo un saggio pubblicato sulla rivista Civilisations lo fa conoscere a Gabriel Marcel (1889 – 1973), di cui diventa amico. È sempre l’incoraggiamento degli amici a consentirgli di vincere la naturale inclinazione alla modestia e spingerlo così a pubblicare, nel 1940, l’opera che lo rivela al grande pubblico: Diagnostics. Essai de physiologie sociale (Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale). La raccolta Poèmes nel frattempo gli vale il Prix des Poètes catholiques. Quello stesso anno convola a seconde nozze con Yvette Roudil, che gli darà due figli: Geneviève e Jean-Pierre.
Il 7 agosto del 1941 accoglie presso di sé la filosofa Simone Weil, caduta in disgrazia per la sua opposizione al Governo di Vichy. È l’incontro decisivo della sua vita. Tra l’inquieta pensatrice di origini ebraiche e il philosophe-paysan (filosofo-contadino) si instaura un rapporto profondo improntato alla massima schiettezza e a un’altissima stima reciproca, tanto che la Weil decide di affidargli i propri manoscritti quando lascia la Francia per gli Stati Uniti nell’aprile 1942.
Sempre nel 1942 esce L’Échelle de Jacob (La scala di Giacobbe), cui segue l’anno successivo Retour au rèel (Ritorno al reale).
È la fine agosto del 1943: ad Ashford, poco distante da Londra, si spegne Simone Weil, piegata dalla tubercolosi. Dopo la prematura morte della filosofa è proprio Thibon a incaricarsi di rivelarne al mondo il nome e il genio. Pubblica così alcuni estratti dei suoi diari col titolo La Pesanteur et la Grâce (1947), edito in italiano come L’ombra e la grazia (trad. it., Comunità, Milano 1951).
Successivamente Thibon pubblica Ce que Dieu a uni (1945), Nietzsche ou le dèclin de l’esprit (1948), Solution sociale (1951), Simone Weil telle que nous l’avons connue (1952), Crise moderne de l’amour (1953), Notre regard qui manque à la lumière (1955), Vous serez comme des dieux (1959).
Nel 1964 gli viene assegnato il Grand Prix de littérature dell’Académie française. Dopo quindici anni di silenzio, Thibon torna a pubblicare: appaiono così L’Ignorance étoilée (1974), L’Équilibre et l’harmonie (1976), Le Voile et le Masque (1958), L‘Illusion féconde (1995). Nel 2000 riceve un altro prestigioso riconoscimento: il Grand Prix de philosophie dell’Acadèmie française.
Alla morte, che lo coglie nel suo villaggio il 19 gennaio 2001, Gustave Thibon lascia al mondo – oltre a tre figli, i nipoti e un ricordo indelebile nel cuore di chi l’ha conosciuto – una ventina di opere, innumerevoli articoli e testi di conferenze, oltre a una considerevole mole di scritti rimasti impubblicati.

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